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    Augustea

    18,00
    Roma, 24 a. C.: Ottaviano, da poco Augusto, con la collaborazione della moglie Livia Drusilla è impegnato a consolidare il proprio potere anche attraverso una spregiudicata politica matrimoniale. Tra gli oppositori più determinati, Gaio Asinio Pollione e Cecilia Metella Celere, con il figlio di lui, Gallo, alle prese con un amore impossibile e la difficoltà di affermarsi in contrasto con il nuovo regime. Intorno a loro, personaggi audaci e abietti, subdoli e violenti, opportunisti e disperati, sgomitano per emergere utilizzando ogni mezzo, omicidio compreso, pur di raggiungere il proprio scopo. Lontana ormai ogni forma di libertà, la lotta si snoda sotterranea e spietata coinvolgendo anche i più vicini ad Augusto, familiari e compagni della prima ora, con poeti vecchi e nuovi impegnati a cantare le magnifiche sorti della nascente Roma imperiale.
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    Tre racconti per il teatro FONDAZIONE 139: Quattro personaggi con una responsabilità enorme, riuniti per un’impresa epica e disperata. Ognuno con i propri ideali, le proprie manie, le proprie paure. Una minaccia incombente che non può essere sventata, solo sfidata. Il coraggio, l’incoscienza, la ribellione contro una violenza cieca che spazza via ogni barlume di ragionevolezza. Resistere, stringersi l’un l’altro nonostante le irriducibili divergenze, per provare a fermare la barbarie, fino all’ultimo respiro. GLI AQUILONI DI ZUARA: Una madre e un figlio, due voci nel deserto che cercano un incontro, una possibile condivisione, al di là delle incomprensioni, dei conflitti latenti e mai risolti. Una ricomposizione è possibile? L’amore può davvero vincere tutto? Aleggia il dilemma, mentre sullo sfondo conflitti epocali esplodono ripercuotendosi anche sugli affetti più profondi. LA CODA: Un’aula di tribunale, un processo. Una giudice deve sentenziare su una grave accusa sospesa nell’aria, mentre un avvocato difensore sostiene strenuamente le ragioni dell’imputato contro un pubblico ministero dalle inscalfibili granitiche certezze. Uno scontro all’ultimo cavillo senza esclusione di colpi, fino all’apparizione dell’accusato: il mite Giandelfo, custode di un terribile segreto.

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