prefazione di Bruno Forte
Il denaro è diventato ormai il parametro di riferimento di tutta la nostra vita: da ciò che pensiamo a ciò che facciamo, rappresenta la misura di tutte le cose. È lo scopo del nostro agire quotidiano, non più il mezzo ma il fine dell’esistenza umana. Gli ammonimenti di papa Francesco, ma anche di tanti laici, sui suoi effetti perniciosi, non possono lasciarci indifferenti. Se andiamo indietro nel tempo, ci accorgiamo che svariati classici greci e latini, la Sacra Bibbia, numerosi classici della letteratura, le encicliche sociali della Chiesa, affrontano il tema del denaro e della degenerazione nel suo utilizzo distorto, con interessanti spunti di riflessione che vanno rianalizzati alla luce dell’imponente crisi finanziaria degli ultimi 12 anni e della devastante emergenza dovuta alla pandemia causata dal coronavirus. Impossibile, poi, non fare riferimento a quanto hanno detto e scritto sul denaro, anche per il richiamo alla responsabilità, alcuni uomini di stato ed economisti, accademici e religiosi, filosofi, poeti e cantanti, attori e saggisti quando ci invitano a guardare a un nuovo umanesimo che ponga la solidarietà come antidoto alle nuove povertà. Insomma, va riconsiderato il ruolo del denaro nella nostra vita. E per farlo bisogna riflettere su come esso nasce, quali effetti crea nella società, che cosa significhi vivere a debito, perché bisogna agire puntando al bene comune: ecco, c’è bisogno di un’operazione verità che richiami l’uomo a nuovi comportamenti fondati sull’etica della responsabilità. Questo libro si pone in questo solco anche nel ricordo del professore Giacinto Auriti (1923-2006), “monetarista rivoluzionario” e ideatore del Simec, “la moneta del popolo”, che oltre trent’anni fa ebbe a preannunciare ciò che oggi ci tocca patire: la forza dell’indebitamento e del potere tecnocratico.