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    Il richiamo della foresta

    10,35
    GRANDI CLASSICI La serie dei “Grandi classici” si propone di far approcciare i ragazzi al mondo della lettura, attraverso degli autentici capolavori della letteratura mondiale, che proprio grazie alla loro forza narrativa, sono immortali e impressi nell’immaginario collettivo e nei cuori di milioni di lettori. IL RICHIAMO DELLA FORESTA Affidato a un brutale addestratore di cani, Buck conosce la «legge della zanna e del bastone», attraverso la quale viene picchiato selvaggiamente. Dopo varie avventure, Buck comincia a sentire «il richiamo della foresta» quindi vi si addentra, incontra altri lupi, e decide quindi di vivere li insieme al branco, di cui diventerà il capo.
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    La fine del nulla

    14,15
    Pamela, considerata “una femmina sbagliata”, odia gli abiti femminili, porta i capelli corti, adora giocare a pallone e non ama il contatto fisico. Ha seri problemi con Ludovica, la bulla che la detesta e Daniele, il compagno di scuola che la fa innamorare, per scommessa; quando Pamela scopre la verità è in preda alla disperazione. Ma è poco prima di commettere un gesto estremo che riscopre quanto invece i suoi veri affetti, in particolare quello della sorellina, possano divenire la chiave per rimarginare tante ferite. Data di uscita: 12 aprile 2024 Cliccando su acquista effettuerai un pre-ordine, il libro sarà spedito dopo la data di pubblicazione.
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    Filippo Luigi Masci e il mistero del bambino nella ghianda di Valerio Tommaso Baldassarre - Chiaredizioni Filippo Luigi Masci, personaggio di grande cultura umanistica, filosofica e politica. Docente nel Regio Liceo “G.B. Vico” di Chieti nel 1875 e successivamente all’Università di Napoli, dove insegnò per oltre un trentennio fino al 1919, ricoprendo ruoli di grande prestigio. Fu Preside di Facoltà di Lettere e Filosofia nel 1891 e Rettore per due trienni (1893-1895 e 1903-1905). Uomo di indiscutibili qualità morali, ebbe grande autonomia di pensiero, sia in campo filosofico che in politica. Fu eletto Consigliere Comunale nel 1894 a Napoli, Deputato nel 1895 nel Collegio di Ortona per la XIX Legislatura, fu nominato al Senato nel 1913. Pur avendo idee che potevano identificarsi in un socialismo liberal-borghese di ispirazione modernistica, egli non si legò mai ad alcun partito, avendo come unico scopo non la carriera politica, ma il bene comune. Fu difensore del merito, anche se espresso in forma di paternalismo burbero verso i suoi allievi, per difendere i quali interruppe anche consolidate amicizie, subendo gli strali di filosofi emergenti come Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Non esitò a mettersi in contrasto con il pensiero filosofico dominante, pur di dare la giusta importanza alla psicologia, del quale fu, in questo senso, un precursore. Dai suoi studi psicologici verosimilmente fu presa l’idea del bambino nella ghianda, che volle realizzare in un manufatto cementizio, che ancora oggi svetta sulla sua cappella funebre.
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    Oltre

    12,35
    Oltre Due storie parallele si intrecciano e a tratti si confondono fino a dar vita ad un unico avvincente disegno dal finale a tinte forti pieno di colpi di scena. Una storia d’amore e di passione, che nasce come virtuale e che riesce ad oltrepassare i limiti dell’etere per diventare quanto di più reale possa esistere, si interseca con una vicenda di grande sofferenza dalle fosche tinte noir. La solida amicizia, l’insoddisfazione presente nella vita di molte coppie, i rapporti umani al tempo dei social network, il tradimento, la dislessia, sono solo alcune delle tematiche presenti nel libro. La poesia, come in tutte le opere precedenti dell’autrice, resta come solida presenza a fare da sfondo a questo mondo variegato in cui si rintracciano quasi tutte le sfumature del genere umano, in cui sentimenti intensi e a volte contrastanti, si intrecciano ricreando quel pot pourri di colori che caratterizza la vita nella sua essenza più intima.
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    Il poema del melograno

    14,25
    Il poema del melograno di Giarmando Dimarti rappresenta un unicum nel panorama della poesia italiana contemporanea, quasi un’anomalia, dal momento in cui la voce lirica di Dimarti, in queste pagine, diviene ricerca storica ed antropologica, cammino all’interno della tradizione e guida per un sicuro viaggio dentro le mai abbastanza indagate vie del dialogo interculturale. Il poeta chiede al melograno, pianta antica dell'Oriente e simbolo di Granada, di raccontargli la grande storia araba nella conquista e nella civilizzazione della Spagna medievale, di cui l'Alambra resta segno tangibile, soprattutto per ciò che riguarda la danza. Particolare la traduzione a fronte del testo, dall’italiano all’arabo.
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    Da Ballantini a Sforza

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    Massimo Pasqualone è alla continua ricerca del “bello”; è al concetto di bellezza che dedica infatti gran parte delle sue riflessioni. Una bellezza narrata e ospitata dall’arte e che non è la banale perfezione che colpisce i sensi ma è bellezza della verità, testimonianza di eternità, porta dell’infinito. Bellezza anche della sofferenza perché il dolore è umano, ci ricorda la nostra caducità, ci purifica e ci sublima ponendoci di fronte alla nostra umanità che è un frammento dell’eternità. È la bellezza che Pasqualone cerca nei poeti, nei pittori, negli scrittori, negli scultori, in tutti coloro che in qualche forma attingono alla fonte dell’arte; è essa che celebra e insegue nei suoi scritti critici e nelle sue poesie. La ricerca dell’altro nel sé, della totalità nel frammento, la malinconia dell’anima che “si frantuma” e pure sorride alle avversità della vita; il critico, il poeta, il filosofo sono solo tante sfaccettature di un uomo che vive appieno la sua umanità. Come dice Dario Ballantini “Pasqualone ha capito che forse non c’è limite al cercare e che proprio questo ci fa differenti dal resto del creato”.
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    Atti intimi

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    Atti intimi è un omaggio alla poesia e alla canzone, generi che sempre ho visto molto affini alla pittura, sia per “immediatezza” nella fruizione, sia per la capacità di suscitare emozioni e sensazioni, alla pari di un dipinto. Anche dal punto di vista tecnico non trovo molta differenza tra scrivere una poesia/canzone e dipingere un quadro. In un dipinto i colori si accostano, si sovrappongono, si “coprono”, si diluiscono, cambiano forma; così come si accostano, si cambiano e si assemblano le parole – per dare alla poesia o alla canzone – quella “personale” visione del mondo e delle cose. La poesia e la canzone sono visioni, descrizioni, espressione di sentimenti ed immagini attraverso le parole. Stessi elementi che si trovano in un dipinto. Perché allora queste opere? Che senso hanno questi colori, queste forme, per rappresentare parole già rappresentate? Lungi da me l’idea di dare colori e forme per spiegare le parole dei poeti/cantautori. Una poesia/canzone può ritenersi tale quando il poeta riesce a trasmettere, attraverso le parole, immagini, colori, sensazioni. Per cui non ha nessun senso riprodurre solo per tradurre su tela. Non è la prima volta che “rischio” con azioni di questo tipo: spesso scelgo di rischiare perché nella Vita come nell’Arte il rischio pretende la sua parte. E mi piace rischiare da “eretista”, rifacendomi alla lettura che Giuseppe Vuolo ha fatto del romanzo “L’Eretista”, appunto, dell’amica Chiara Daino, anche lei presente in questo progetto con due opere. Il primo “rischio”: amalgamare nella stessa superficie risultati visuali/verbali differenti, cercando così di stratificare la percezione finale. Un lavoro fatto in passato attraverso le xerografie, le fotografie, immagini “videografiche”, trattate elettronicamente e plasmate in un immagine unica dove, come spiega Carlo Branzaglia, nasce «un dialogo che coinvolge da un lato il segno libero, puro, “pittorico”, manuale insomma; e dall’altro l’immagine citata, reiterata “decorativa”. Dove per pittorica si intende la forma nata dal coordinamento psico-fisico espresso dalla pennellata; e per decoratività la volontà di estetizzare l’ambiente attraverso interventi che suggestionano i nostri sensi. Perché ricordiamolo l’estetica è la scienza dei sensi». Secondo rischio: in “Atti intimi” la stratificazione è più concettuale che visiva. Lo “strato” iniziale è la poesia, la canzone (o parte di esse), con il presupposto di dare una continuazione, attraverso il colore, per aggiungere uno spazio altro alle parole dei poeti/cantautori; interpretando quello che io “vedo” e “sento” nella lettura/ascolto. Una sorta di restituzione e di riflessione “intima”, nella quale il limite, tra forma e parola, è scardinato e ricostruito a vantaggio delle tre “arti”. Sì! Il limite tra le arti distrugge l’arte stessa e abolendo i confini: ritorna la sinestesia che opera. Il colore fine a se stesso, seppur ingrediente necessario nella pittura, non è, e non può, essere l’unico. Ogni pennellata è accompagnata da un proprio bagaglio culturale imprescindibile, dal quale non possiamo esimerci. In questo caso è accompagnato da “parole”, prese a prestito dai poeti/cantautori. Ogni opera è un “atto intimo”, dove il dialogo tra la parola, la materia e la pennellata si materializzano in una sorta di nuova “frontiera”, dove tutte le azioni fluiscono e confluiscono.
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    La verità storica delle origini mediorientali di Roma emerge con evidenza indiscutibile da molteplici dati documentarî che si legittimano vicendevolmente in direzione univoca: fra questi merita particolare attenzione il celeberrimo ratto delle Sabine, la cui contestualizzazione storica è sempre stata per tutti gli studiosi un rompicapo più o meno spassoso, mentre nel presente studio non ha bisogno di spiegazioni perché si spiega da sé, stante il fatto che i rapitori romani erano profughi, tutti di sesso maschile perché soldati, sopravvissuti alla disfatta del loro esercito sconfitto dal re degli Assiri e necessitati a non far più ritorno in patria per non rendersi riconoscibili come prigionieri/ schiavi del medesimo. Dal capitolo dedicato ai rapporti che intercorrono fra linguistica e scienza - con la punta di diamante costituita dalla seducente (e inquietante) identificazione socratica di tutte le scienze con il logos che le rende comunicabili - si evince con chiarezza che il metodo adottato nella presente silloge di ricerche - pur estranee all’area delle cosiddette scienze esatte - è esemplato su quello di Einstein, secondo il quale la scienza utilizza la conoscenza (knowledge) come materia inerte, mentre affida le proprie potenzialità creative all’immaginazione (imagination), che non è mai invenzione di fandonie e comunque fa tutt’uno con la tradizionale ipotesi scientifica correttamente intesa. Si richiama la cortese attenzione del lettore, oltre che sul capitolo puškiniano - ricco di geniali aperture critiche - a firma di Stefano Di Virgilio, sui brevi studi della terza sezione, dedicati a quattro toponimi del nostro Abruzzo e facili da interpretare anche come spie della inadeguatezza ermeneutica di certa erudizione locale, animata da sincera passione ma povera di autentica imagination. Fra gli altri interventi brevi, che condividono il rigore metodologico con le restanti trattazioni estese, merita un’attenzione particolare lo studio etimologico della parola casa, che sviluppa a titolo paradigmatico un flash conclusivo del 1°capitolo e getta luce apodittica sulla facies aramaica di Roma/Rum rinviando inoppugnabilmente - con evidenza lapalissiana - alla parola aramaico-palestinese kasâ ed obbligando a gettare alle ortiche tutte le etimologie escogitate in merito dai massimi esperti del settore. Non va tralasciata, infine, la luce un po’ spietata che nel capitolo su Brecht la traduzione hoelderliniana dell’Antigone sofoclea getta sulla scarsa conoscenza della lingua greca da parte di Goethe e Schiller.
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    Il patto tradito

    14,25
    Il patto tradito 18 dicembre 1979. A Chieti si apre il processo a Daniele Pifano, Giorgio Baumgartner, Luciano Nieri, Nabil Kaddoura e Abu Anzeh Saleh, implicati nella vicenda dei missili di Ortona. 2 agosto 1980. Un ordigno contenuto in una valigia abbandonata viene fatto esplodere nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria di Bologna, causando 85 morti e più di 200 feriti. Si tratta di due fatti all’apparenza slegati, ma è davvero cosi? Alcuni elementi sembrano evidenziare un inquietante nesso di causa-effetto. E se fosse stato proprio l’esito del processo a innescare la strage? A partire da questo interrogativo, Marino Valentini, riapre una pagina scottante della recente storia d’Italia; ripercorrendo gli anni di Piombo, l’attività stragista e gli attentati che li hanno segnati – dalla strage di Bologna a quella di Ustica, di piazza Fontana e piazza della Loggia, passando per il sequestro Moro – rimesta nei più torbidi Segreti di Stato alla ricerca di una verità che non ci è mai stata svelata.
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    Di lì a poco sarebbe piovuto Alfredo è un giovane giocatore di pallacanestro, dalla sensibilità esasperata e dalla carriera terribilmente discontinua. Un giorno incontra Marco, un ragazzo da lui molto diverso, delicato e forte allo stesso tempo, semplice fino all’estremo eppure in grado di insegnargli molte cose, di farlo entrare senza quasi accorgersene in un solco positivo di gioia esistenziale e di continuo progresso. I due ragazzi aprono un jazz club a Chieti, la città di Alfredo, e col passare dei mesi e degli anni, attraverso il procedere del loro lavoro comune, della carriera sportiva e gli studi di Alfredo ed altri avvenimenti significativi, la loro unione diventa fortissima, quasi un inno, appena mormorato eppure potente, alla vita e al suo grande mistero da onorare a tutti i costi.
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    Holmes e Watson giungono negli Abruzzi pochi mesi dopo uno dei più disastrosi terremoti della storia del Paese, quello di Avezzano, con oltre trentamila morti, per supportare i RRCC nella ricerca di una nobildonna inglese scomparsa. Quello che sembra dapprima un ordinario caso poliziesco si complica tuttavia, a causa dell’incombente conflitto contro gli imperi centrali, di cui il giovane Regno è peraltro formalmente alleato. Il contesto geopolitico assume rilievo determinante a causa della patologica infedeltà di una nazione, certo non paragonabile, come diceva il cancelliere von Bülow, ad una moglie fedele cui si possa concedere un giro di valzer con un cavaliere. Un comportamento disinvolto è del resto auspicato da Gabriele d’Annunzio, che favorisce l’Inghilterra e la Francia, risultando il principale sostenitore di un’alleanza con le potenze dell’Intesa. Molti soffrono, pochi lucrano grazie alle possibilità offerte dalla ricostruzione post terremoto e dalla mobilitazione. Nuove terribili armi fanno il loro debutto tra i monti in fiore degli Appennini, ma una in particolare si rivelerà decisiva per la “buona battaglia” che un Maresciallo dei RRCC combatte: contro avversari esterni e nemici interni. Detta così, parrebbe la trama di un giallo che si intrecci con una spy story, ma il Vate vivacizza la scena, con la propria brillante figura di uomo di cultura, che all'azione affianca l'introspezione, al dinamismo aggiungendo il pepe del gioco intellettuale e della liaison amoureuse.
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    Il sole di passepartout

    14,25
    prefazione di Bruno Forte Il denaro è diventato ormai il parametro di riferimento di tutta la nostra vita: da ciò che pensiamo a ciò che facciamo, rappresenta la misura di tutte le cose. È lo scopo del nostro agire quotidiano, non più il mezzo ma il fine dell’esistenza umana. Gli ammonimenti di papa Francesco, ma anche di tanti laici, sui suoi effetti perniciosi, non possono lasciarci indifferenti. Se andiamo indietro nel tempo, ci accorgiamo che svariati classici greci e latini, la Sacra Bibbia, numerosi classici della letteratura, le encicliche sociali della Chiesa, affrontano il tema del denaro e della degenerazione nel suo utilizzo distorto, con interessanti spunti di riflessione che vanno rianalizzati alla luce dell’imponente crisi finanziaria degli ultimi 12 anni e della devastante emergenza dovuta alla pandemia causata dal coronavirus. Impossibile, poi, non fare riferimento a quanto hanno detto e scritto sul denaro, anche per il richiamo alla responsabilità, alcuni uomini di stato ed economisti, accademici e religiosi, filosofi, poeti e cantanti, attori e saggisti quando ci invitano a guardare a un nuovo umanesimo che ponga la solidarietà come antidoto alle nuove povertà. Insomma, va riconsiderato il ruolo del denaro nella nostra vita. E per farlo bisogna riflettere su come esso nasce, quali effetti crea nella società, che cosa significhi vivere a debito, perché bisogna agire puntando al bene comune: ecco, c’è bisogno di un’operazione verità che richiami l’uomo a nuovi comportamenti fondati sull’etica della responsabilità. Questo libro si pone in questo solco anche nel ricordo del professore Giacinto Auriti (1923-2006), “monetarista rivoluzionario” e ideatore del Simec, “la moneta del popolo”, che oltre trent’anni fa ebbe a preannunciare ciò che oggi ci tocca patire: la forza dell’indebitamento e del potere tecnocratico.
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    Una cagnolina non vola mica Eimì, che in greco antico significa “io sono”, è una cagnolina sfortunata. Non sa ancora di avere quel nome, che le darà la giovane Federica, non sa cosa l’aspetta, non sa ancora neppure di essere una cagnolina... Non sa nulla, in effetti, ed è in balìa del mondo. La incontriamo nella pancia della mamma, dalla quale, appena nata viene strappata; chiusa in un sacchetto di plastica con i fratellini cuccioli e buttata in una discarica, in una notte di temporale furioso. Inizia così la parabola di Eimì, destinata a un lungo viaggio fino alla casa di Marco, Federica e Sara. Le disavventure vissute e le mancate cure materne le lasceranno mille paure, grandi titubanze e la voglia, a tratti insopprimibile, di volare. Di librarsi nel cielo, per sfuggire ai pericoli, nell’imitazione di cornacchie e gabbiani. Marco però le ripete che “una cagnolina non vola mica!” Così Eimì imparerà a sue spese, e grazie all’arrivo a tradimento di Potter, altro trovatello, quale sia il potere della fantasia che salva. Una storia tenerissima di rivincita e accettazione di sé, di apprendistato all’affettività, di educazione all’accoglienza e alla diversità, che è sempre un dono.
  • Giro di anime  Sibilla ha sedici anni, è avventurosa e non ha paura di niente. Mentre sta esplorando una casa abbandonata durante un violento temporale, parte del soffitto le crolla addosso. Al suo risveglio, Sibilla si trova davanti un uomo ben distinto che le rivela di essere la Morte in persona. Dato che quello non era il giorno in cui sarebbe dovuta morire, la Morte le dice che avrà una seconda possibilità a patto che lavori per lei e la aiuti a raccogliere le anime. Sibilla accetta e si ritrova a con- dividere lo stesso destino con Leonardo, un imprenditore egoista ed egocentrico, morto a causa di un incidente stradale mentre guidava ubriaco. Seppur riluttanti, i due iniziano a raccogliere anime e a imparare qualcosa in più sulla vita, ma soprattutto su loro stessi.
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    I TRE ARCHEOLOGI SERIES Agenti segreti che esplorano il mondo affrontando oscuri pericoli e terribili minacce. Andranno i Egitto, in Mesopotamia alle origini della scrittura, nell’antica Grecia e sulle tracce degli Etrushi. I TRE ARCHEOLOGI - LA MASCHERA DI DIONISIO Dovranno recuperare la perduta Maschera di Dioniso, un temibile artefatto intriso dei poteri del celebre dio greco. Per farlo dovranno viaggiare tra i segreti dell’Antica Grecia, dall’Olimpo all’acropoli di Atene.
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    I TRE ARCHEOLOGI SERIES Agenti segreti che esplorano il mondo affrontando oscuri pericoli e terribili minacce. Andranno i Egitto, in Mesopotamia alle origini della scrittura, nell’antica Grecia e sulle tracce degli Etrushi. I TRE ARCHEOLOGI - L’ORIGINE DELLA SCRITTURA In questa seconda avventura, i nostri eroi indagando gli albori della storia e della scrittura. Arriveranno in Mesopotamia, affrontando pericoli e scoprendo che il male è più vicino di quanto pensano.
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    In questo secondo episodio, dopo aver faticato tantissimo per costruire una squadra solida, i nostri eroi sono finalmente pronti per la fase finale del torneo Europeo. I ragazzi sono considerati degli out-sider e dovranno dimostrare quanto valgono. Ce la faranno? Per saperlo basta essere presenti al... calcio d’inizio!
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    Gocce di luna

    12,25

    È racconto fiabesco, dall’impronta molto ecologica, pensato per stimolare i giovani lettori al rispetto dell’ambiente. Un Re, egoista e insensibile, decide di fare abbattere la Foresta Grande per finanziare la guerra che devasta il suo Regno da tanti anni. La Quercia Madre, la Grande Madre della foresta, avvertita da un passerotto, fa distillare agli alberi le “Gocce di Luna”, un magico elisir, che ha il potere di togliere alle persone tutto ciò che è apparenza e lasciare solo ciò che veramente è dentro il loro cuore.

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    Nerone

    17,00
    Nerone viene incoronato Imperatore a soli 17 anni, dopo un macchinoso complotto ordito dalla madre Agrippina. Il vecchio Imperatore Claudio viene avvelenato e il giovane Nerone, controvoglia, prenderà il suo posto. Ma a lui non interessano le guerre, le conquiste, il potere. Lui è un artista, un musicista, un sognatore, un amico del popolo, un uomo appassionato. Ama l’amore e la libertà. Pur mediando con doveri e necessità, continuerà a fare la stessa vita di sempre anche da Imperatore, nonostante i contrasti di corte, nonostante il rapporto incestuoso e ambiguo con la madre, nonostante le numerose zone d’ombra del suo passato irrisolto. Poi, un giorno, il caro amico Otone, compagno di bevute e scorribande, presenta a Nerone sua moglie, la bellissima e affascinante Poppea. L’Imperatore ne rimane stregato, si innamora di lei, perdutamente e irrimediabilmente. Questo incontro segna l’inizio di strani avvenimenti nella capitale. Nerone è coinvolto in un misterioso sterminio nelle terme pubbliche di Roma. Si salva miracolosamente, ma rimane sconvolto. Si pensa che qualcuno voglia attentare alla vita dell’Imperatore. Ma chi può volere la sua morte? Il popolo lo adora e anche a Palazzo non ci sono segnali di congiure. Nerone è innamorato, è felice, eppure non si sente bene. Ha strani capogiri, strane visioni, strane paure. Paura persino di perdere il regno. Cosa gli sta succedendo? Cosa sta accadendo a Roma? Chi è l’enigmatica setta che si riunisce in un piccolo tempio della campagna laziale? Chi è il Seduttore di cui parlano, l’uomo dagli arcani poteri che bisogna assolutamente eliminare? Ma la domanda principale è: chi è veramente Nerone?
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    Zanna Bianca

    10,35
    GRANDI CLASSICI La serie dei “Grandi classici” si propone di far approcciare i ragazzi al mondo della lettura, attraverso degli autentici capolavori della letteratura mondiale, che proprio grazie alla loro forza narrativa, sono immortali e impressi nell’immaginario collettivo e nei cuori di milioni di lettori. ZANNA BIANCA Il libro, ambientato in Canada, durante la mitica corsa all’oro, racconta dettagliatamente il processo di addomesticamento del lupo con un quarto di sangue di cane. La maggior parte del romanzo è scritto adottando il punto di vista degli animali, descrivendo il loro modo di vedere il mondo circostante e gli uomini.

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